JamesLo sguardo della guardia imperiale si posò sulla figura atletica della spia che era in procinto di spogliarsi. Mentre l'altro si denudava si chiese mentalmente quanto egli potesse sapere sulla Nouvelle Frontière. L'ultima volta che aveva individuato quel nome era scritto a caratteri cubitali neri su una testata di un giornale, non più di qualche anno fa. Sapeva di cosa erano capaci e il solo pensiero di ritrovarsi in una stessa situazione passata gli strinse lo stomaco.
Luke: "Oh per cortesia, non guardatemi mentre mi cambio! Sono molto pudico e gli sguardi indiscreti mi fanno vergognare!"Senza accorgersene era rimasto a fissare l'uomo. Aver passato parte della sua vita in mare gli aveva tolto certi sensi del pudore che in alcuni casi era opportuno ricordare.
“Per la Dea! Nascondetevi ragazze che qui abbiamo un playboy! Peccato che la signorina Eveline abbia occhi solo per un altro tipo di canna.”James trovò riparo nell'insolito comportamento di Eveline, cercando di distogliere l'attenzione da quella situazione imbarazzante verso le amorose attenzioni che la ragazza rivolgeva alla propria arma. Silverwing abbassò ed alzò il bipode posto sulla canna della mitragliatrice, provando a contemplarla sotto un'altra luce. L'M60 era piuttosto antiquata per gli standard moderni, ma la sua affidabilità e la potenza delle proprie munizioni erano attributi che le consentivano di rimanere ancora in gara contro le nuove arrivate. Era come una bella donna che nonostante la sua età sapeva farsi piacere dagli uomini. Conosceva il caratteristico verso che ognuna di esse pronunciava, imparando a riconoscerlo quasi come un ornitologo conosceva i versi degli uccelli. Ma ciò che lo attirava di più di quelle scatole metalliche era la loro potenza distruttiva. Quella si che lo faceva impazzire. Si ricordava ancora di quando gli fecero provare il primo fucile gauss portatile. Il primo modello era un bestione di venti chili che sembrava uscito da un film di fantascienza, il prototipo doveva essere montato su un tripode speciale se non si voleva essere sbalzati all’indietro dal rinculo; aveva un colpo e doveva essere ricaricato manualmente ad ogni sparo. Quando premette il grilletto sentì l’intera struttura dell’arma, e parte del suo corpo, tremare come se fossero stati l’epicentro di un terremoto. Il proiettile sfrecciò invisibile davanti al suo volto, penetrando le corazze di due repliche di carri pesanti e conficcandosi nel terreno a qualche metro di distanza. Lì il suo amore per l’arma era iniziato ma era anche finito. Diversamente invece erano i sentimenti per le navi su cui aveva prestato servizio. Una parte di sé non le aveva mai lasciate.
Un distinto suono di legno che si spezzava lo strappò ai suoi ricordi, riportandolo nel presente. Con la coda dell’occhio vide Heyl lanciare una sferetta verso la foresta. Si grattò una guancia, squadrando il tizio.
*Prima si comporta come uno stronzo. Poi si finge cordiale per poi ritornare sui suoi passi.*Eveline avrebbe approfittato dalla prima occasione per potersi sbarazzare dello straniero, e probabilmente anche Luke la pensava allo stesso modo. Nonostante non piacesse nemmeno a lui doveva stare attento a non lasciare cadere i suoi compagni nella tentazione.
Sazu: “S...S...Sazu... Mi chiamo Sazu.”James si girò incuriosito verso la fonte di provenienza della debole voce, rimanendo sbalordito dell’avvenimento nonostante fosse a conoscenza delle abilità oratorie della specie. La puledra gialla aveva spezzato il silenzio, iniziando a spiegare come fosse giunta fin qui. Il suo volto assunse un’espressione arcigna quando ascoltò le parole di Sazu riguardo i suoi inseguitori, dubitando della reputazione che una persona potesse avere se aveva deciso di sguinzagliare cani e guardie dietro la poveretta come se fosse stata un’evasa da un carcere. Decise di non porre domande e di continuare ad ascoltare il suo racconto, osservandone al contempo i movimenti. C’era qualcosa in lei che lo turbava, un qualcosa di innaturale. Era come se chi si fosse preso cura della puledra l’avesse istruita in modo da risultare un perfetto animale da esposizione.
*Animale… E’ strano...*L’elmo si richiuse sul proprio volto nel momento in cui sentì qualcosa toccargli le gambe. Guardò in basso incontrando le perle viola della piccoletta e perdendosi per qualche secondo nel suo sguardo. Ogni volta che incontrava quel dolce musino era come se lo iniettassero con una dose massiccia di camomilla. Riaprì l’elmo, mostrando il volto sorridente celato dietro quell’anonima maschera luccicante e bloccando i propri occhi marroni su quelli di lei. Resistette alla tentazione di farle due complimenti, optando per trattarla come una persona più che come un gatto.
“Sazu, ammiro la tua tenacia e la tua determinazione che hai dimostrato nel sopravvivere in un ambiente sconosciuto. Ma dove stiamo andando sarà ancora peggio. E’ un posto strano dove sono accadute cose molto brutte. Stai con Eveline, non staccarti mai da lei. Ti prometto che finché starò in piedi niente vi toccherà, nemmeno quella cosa gialla e rossa che ti aveva spaventato.”Alzò il pollice verso di lei mentre il casco nascose di nuovo il suo volto. La mano si spostò sulla leva di caricamento della mitragliatrice che afferrò la maniglia tirandola verso il corpo. La bocca dell'arma ingoiò il primo proiettile, portandolo verso il proprio stomaco quando la leva fu spinta in avanti.
“Eve, ti lascio Sazu. Heyl segui Luke. Al lavoro gente!”La voce era chiara e senza alcun disturbo, come se non indossasse alcun apparato tecnologico che lo ricopriva dalla testa ai piedi. Nonostante il gruppo, a parte Sazu, fosse in grado di difendersi da solo, come guardia imperiale era suo dovere rimanere in testa ad esso ed affrontare per primo i pericoli che si potevano insidiare in questo territorio sconosciuto. L'incolumità della piccola puledra sarebbe stata a rischio se gli fosse rimasta vicina. Lo stesso, anche se con un sentimento diverso, valeva per Heyl; Luke inoltre lo avrebbe tenuto sotto controllo. Aveva notato come Eve reagì alla presenza del pony e come quest'ultima non avesse esitato a ricambiare le attenzioni ricevute.
Salì le scale di pietra fino a trovarsi di fronte al grande portone. Stranamente il legno sembrava in buone condizioni e il rame che adornava i contorni della porta era coperto solo da una leggera patina di sporco. Spinse le doppie ante che formavano l’intera entrata aiutandosi con il peso del proprio corpo. Nonostante fossero passati anni, in cui aveva riposato nello stesso stato, la grande porta si aprì facilmente con un solo flebile lamento. Le due parti continuarono la loro corsa finché l’attrito prodotto dalle vecchie giunture ne bloccò una a metà del suo arco mentre l’altra continuò finendo il suo giro.
I suoi occhi, o meglio le microcamere che inviavano l’ambiente come segnale video al suo visore, si allinearono al mirino metallico dell’arma mentre essa veniva sollevata all’altezza del volto e con un deciso movimento dell’indice veniva disinserita la sicura. Con un movimento circolare controllò l’interno della stanza ancora prima di entrarvi, solo il punto dietro alla porta bloccata rimase un’incognita. Passò rasentando i lati dello stretto passaggio offerto dal portone, poi con uno scatto puntò l’M60 verso l’unico spazio ancora non esplorato. Come si aspettava non vi era anima viva.
La stanza era circolare, spoglia di ogni oggetto se non delle colonne che una volta reggevano la parte superiore del castello, ora mancante. Il marmo bianco aveva assunto una tonalità grigia, monotonia rotta dal fogliame verde che avvinghiava le costruzioni come un serpente sulla propria preda. A nord dell’entrata nasceva un basso arco che continuava in un corridoio. Alla sua immediata sinistra vi era un’altra porta, ma a differenza di quella nell’entrata era marcita completamente. Sarebbe bastato un calcio per sfondarla.
***
Guardò l’umano entrare nel proprio regno, nascosto dalla sicurezza dell’ombra. Erano ritornati dal vecchio passaggio. Avrebbero portato di nuovo le voci. Loro si erano sbarazzati delle voci, con il tempo e tanta sofferenza. Avevano imparato a creare le proprie voci. Con la loro regina era riusciti a costruirsi una tana dove vivere nascosti e rifugiarsi in caso di pericolo. Era difficile cacciare senza togliere la vita, ma alla fine tutti avevano imparato. Gli umani erano ritornati ma questa volta loro erano pronti. Lanciò un’ultima occhiata piena di rancore e rabbia verso l’uomo dall’armatura dorata, poi scomparì nel proprio tunnel.