| Il piccolo ragno guardò stupefatto il pony color carbone quando questo lo sollevo con la propria magia, porgendogli un pezzo di dolce pensando erroneamente che la sua dieta comprendesse alimenti zuccherini. La magia di levitazione cessò e nessuno dei presenti sembrava aver prestato particolare attenzione all’esserino, tranne per la cavalla. Tutti gli altri sarebbero stati sorpresi dall’imboscata. Con le zampe posteriori mosse un sottile filo che dal corpo si collegava alla ragnatela, iniziando a farlo vibrare ad intervalli precisi. Esse si propagarono per tutta la tela, convogliandosi in un altro filo simile a quello iniziale, ma più spesso, per poi essere ricevute da una figura in attesa nell’oscurità. Lentamente un’ombra offuscò una delle luci conficcate dentro la roccia, uscendo dalla mimetizzazione quasi perfetta con l’ambiente circostante. Era troppo tardi per reagire: con un balzo saltò sull’ascensore, aggrappandosi con le lunghe zampe sul tettuccio in ferro. In un attimo la zampa anteriore sinistra falciò il pony turchese, bloccandolo a terra sotto una pressione che gli rese difficile respirare. Gli occhi, o meglio i centinaia di ragni che formavano gli occhi, si mossero squadrando l’intero gruppo. Il piccoletto balzò in avanti, ignorando il dolcetto e andando ad unirsi all’enorme ammasso vivente. L’essere era composto da migliaia di aracnidi, copie perfette del primo: le zampe, il corpo, gli occhi, le mascelle e tutto il resto non erano altro che piccoli pezzi che ne formavano uno più grande, come i mattoncini da costruzione per i piccoli puledri. Era enorme: la testa era grossa quanto un carretto della frutta, di circa due metri di diametro, mentre la parte centrale era leggermente più ampia della prima. Ma la parte principale, quella posteriore, era talmente sviluppata che non riusciva ad entrare completamente nel montacarichi, e se avesse voluto avrebbe potuto circondare la cabina con i propri arti. L’intero corpo dell’aracnide si muoveva come un mare scuro in subbuglio, con i piccoli ragni che facevano vibrare in contemporanea i propri peli; era talmente vicino che era possibile distinguere chiaramente il cupo suono delle vibrazioni provenienti dalle creature, mille corpi ma una sola mente. Il conglomerato aracnide sibilò contro il gruppo, sputando piccole gocce della propria bava appiccicosa sul pavimento e scegliendo la prossima vittima. La testa all’interno dell’ascensore si volse vero un pony nero, senza cutiemark. Le mascelle scattarono, aprendosi in un istante, e un getto di liquido verde uscì dalle sue fauci saettando verso la preda; la zampa teneva ancora saldamente ancorato al pavimento il giovane stallone dal manto blu e verde.
L’analisi di Darkmaverick, nonostante a prima vista fosse errata, gli permette di capire la vera natura dell’avversario: si tratta di un conglomerato aracnide cioè di un insieme di migliaia di ragni che, unendosi, formano un unico corpo. Il loro veleno è paralizzante e, se in dosi elevate, può provocare l’arresto cardiaco. La bava è appiccicosa quanto la tela che può realizzare. Ogni conglomerato aracnide funge come una tribù ed è raro vederne una talmente sviluppata da creare due conglomerati con i propri membri. Sono molto territoriali e attaccano gli intrusi a prima vista, non importa quale siano le loro motivazioni.
Dark, avevo detto niente autoconclusioni, spetta a me l'esito delle azioni. E' la prima regola scritta nel post iniziale della ruolata. Ma ho deciso di premiare il tuo tentativo nell'aver cercato di ipotizzare qualcosa sulla natura del ragno, quindi apprendi ciò che ho scritto sopra.
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