| David Lovegood
David andò quindi a casa e mise gli ingredienti sul tavolo ed, usando la levitazione, prese il materiale per cominciare a lavorarci. Per la pozione che cura le ferite e quella che ripristina la magia ne aveva comprati per due dosi.
Prese un paio di pentole ed un tegame piccolo e cominciò a far bollire l'acqua. Poi prese pestello e mortaio e per prima cosa schiacciò i fiori di loto fino a ridurli in poltiglia e dopo li tolse e fece la stessa cosa con la menta, ed in seguito prese le arance e con un coltello le sbucciò completamente mangiandosi poi la loro polpa, che tanto era inutile, e dopo tagliò a pezzetti le scorze con il coltello. E poi prese lo zenzero e lo grattugiò tutto quanto riducendolo in polvere.
Messi da parte gli ingredienti per la pozione del recupero della vita, cominciò a lavorare a quella del recupero della magia. Tagliuzzò a pezzi il ginseng e la citronella. e schiacciò con pestello e mortaio i chiodi di garofano riducendoli in pezzetti.
Messi da parte gli ingredienti della seconda pozione cominciò a preparare la dose unica della pozione della terza. Per quella ci volle poco, dato che dovette solo spezzettare la salvia e basta. L'aroma naturale al mandarino era già ok e per il tè doveva solo immergere la bustina quando l'acqua avrebbe cominciato a bollire. E siccome l'acqua preparata per la pozione della forza era quella minore, essa stava già bollendo. Per cui intinse una bustina di tè nero più volte finché l'acqua non divenne completamente scura. Poi aggiunse l'aroma naturale di mandarino e mischiò con un cucchiaio per poi aggiungere anche la salvia mentre continuava a mescolare. Mentre continuava a mescolare spense il fornello e poi si dedicò alle due pentole che avevano cominciato a bollire.
Alla prima vi versò lo zenzero in polvere, e lo mescolò finché l'acqua non assunse un colore giallastro. in seguito aggiunse anche la poltiglia di fiori di loto e continuò a mischiare con un cucchiaio di legno aspettando che si sciogliesse disperdendosi nell'acqua. E poi, quando la poltiglia si disperse cambiando colore all'acqua vi aggiunse anche tutti i pezzetti di scorze di arancia. E continuò a mischiare anche quella spegnendo pure ad essa il fornello.
Poi si dedicò alla seconda pentola. Versò prima i chiodi di garofano e mischiò con un secondo cucchiaio di legno e versò in seguito prima la citronella e poi, dopo aver mischiato per qualche minuto, anche il ginseng. Ed anche ad essa poi spense il fornello.
L'unicorno aveva fatto tutto contemporaneamente utilizzando la levitazione, e per fortuna era stato attento con la fiamma in modo che l'acqua non traboccasse. E quando aveva cominciato a mescolare con una pentola usando la levitazione, e quindi quando aveva potuto mescolare con una aveva poi potuto dedicarsi all'altra, stando attento sempre di non far traboccare quella che stava mescolando. In effetti poteva dire che una delle cose che gli piaceva della levitazione è che con essa poteva fare più cose contemporaneamente, anche se non troppe, e che quindi poteva mescolare le cose, sia per quanto si trattava di pozioni, o anche solo per cucinare, senza rischiare che gli venisse un crampo alle mani, anche se lui ormai non le aveva più le mani. E non rischiava di scottarsi toccando il cucchiaio normale, dato che non doveva davvero toccarlo. Ovviamente non sarebbe stato così folle da provare a fare troppe cose insieme, ma come minimo 3 di cose insieme poteva farle.
Continuò quindi a mescolare le tre pozioni per mezzora. Quando il tempo fu scaduto mise il cucchiaio normale e i due di legno nel lavandino insieme a pestello e mortaio. Poi prese lo scolapasta e sollevò le tre pozioni con la levitazione e fece passare i liquidi uno dopo l'altro su di esso togliendogli i pezzetti di scorza di arancia nella pozione della vita, il ginseng e la citronella in quella della magia, e la salvia in quella della forza. Poi li rimise tutte in ciascuna pentola e tegame. Buttò quindi via gli scarti, e dopo si avvicinò ed assaggiò una piccolissima dose di ciascuna pozione, che in quella mezzora si era intiepidita abbastanza, per constatare se fossero venute bene e quindi se facevano effetto. Il giudizio fu positivo. E quindi l'unicorno poté dire a se stesso con soddisfazione che le sue pozioni erano pronte. E quindi ora aveva solo bisogno di un contenitore per ciascuna di loro.
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